Scritti sulla pace

Ho visto la guerra.
Sui Monti Nuba in Sudan ho visto la popolazione civile rifugiarsi nelle grotte e viverci per settimane per sfuggire ai bombardamenti del governo di Khartoum. Gli occhi terrorizzati dei bambini. La paura che ti rode le viscere quando senti i fischi e poi le esplosioni delle bombe che ti cadono tutto intorno. Le grida di chi fugge e dei morenti. L'odore di morte quando tutto è finito.
Ho visto le conseguenze della guerra.
Ho visto il campi dei darfuriani rifugiatisi sui Monti Nuba. Dei nubani rifugiatisi in Sud Sudan. Dei sudanesi, somali, ruandesi, burundesi rifugiati in Kenya e in Zambia. Conosco il degrado e la miseria dei rifugiati che vivono nella periferia di Nairobi. Il dolore del vivere lontano dalla famiglia. La disperazione che spinge a tentare di andare ancora più lontano, a rischiare la vita, attraversare il mare andando incontro ad un mondo ignoto.
Ho conosciuto i mutilati, gli ex-bambini soldato, gli occhi spenti di chi ti racconta la morte orribile dei propri cari.
Nel mondo è in atto un grande conflitto alimentato dai mercanti di armi, dai drogati del potere, dai prigionieri dell'odio e dell'egoismo, ai danni dei poveri e dei senza potere.
Mi voglio schierare dalla parte delle vittime dell’ingiustizia e della sopraffazione, contro la cultura della morte e dello scarto.

Padre Kizito

La bambina di Hiroshima
“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora:
anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.
Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”

Nazim Hikmet

Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d’aver fratelli in suo timor, non erra.

Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch’ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.

Giovanni Pascoli

Noi usciremo dalla preistoria dell’umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti

Josè Mujica

In piena facoltà
egregio presidente
le scrivo la presente
che spero leggerà.

La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest’altro lunedì

Ma io non sono qui
egregio presidente
per ammazzar la gente
più o meno come me

Io non ce l’ho con lei
sia detto per inciso
ma sento che ho deciso
e che diserterò.

Ho avuto solo guai
da quando sono nato
i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.

Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.

Quand’ero in prigionia
qualcuno mi ha rubato
mia moglie e il mio passato
la mia migliore età.

Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.

Vivrò di carità
sulle strade di Spagna
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò.

Di non partire più
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.

Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà.

E dica pure ai suoi
se vengono a cercarmi
che possono spararmi
io armi non ne ho.

Ivano Fossati

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

Talil Sorek

Perché abbeverare
ancor la terra
con l’umano sangue?
Sangue di figli
di amici e fratelli
ché ognuno da qualcuno
è amato
e nella notte
che rossa
sugli occhi discende
nell’estremo istante
torna la luce
di un viso lontano
e l’uomo che muore domanda
perché?

Rosa Maria Picotti Bertelé

Le finestre oscurate, stanze buie e fredde,
vestiti di pungenti tessuti,
tanta, tanta fame mai esaurita.
La sirena chiamava ai rifugi
donne, uomini, bambini, cittadini impauriti,
chi pregava e piangeva, qualcuno imprecava
alla guerra, al destino infame!
Si tratteneva il respiro,
mentre le bombe scendevano a grappoli.
Nonna allora ci stringeva le manine,
nelle sue rugose!
Ci ripeteva: fra poco tutto sarà finito
tornerà la pace!
Fuori poi era tutto un bagliore di fuoco!
ma lei continuava a ripetere
tornerà la pace, quando l’uomo sarà più saggio!

Emilia Donati

Filastrocca un po’ burlona
per divertire qualunque persona:
se la salita fosse in discesa,
se la montagna stesse distesa,
se tutte le scale andassero in giù,
se i fiumi corressero all’insù,
se tutti i giorni fosse festa,
se fosse zucchero la tempesta,
se sulle piante crescesse il pane,
come le pesche e le banane,
se mi facessero il monumento…
io non sarei ancora contento.
Voglio prima veder sprofondare
tutte le armi in fondo al mare.

Gianni Rodari

Un giorno nel mondo
finita fu l’ultima guerra,
il cupo cannone si tacque
e più non sparò,
e privo del tristo suo cibo
dall’arida terra,
un branco di neri avvoltoi
si levò.
Dove vola l’avvoltoio?
avvoltoio vola via,
vola via dalla terra mia,
che è la terra dell’amor.
L’avvoltoio andò dal fiume
ed il fiume disse: “No,
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Nella limpida corrente
ora scendon carpe e trote
non più i corpi dei soldati
che la fanno insanguinar”.
Dove vola l’avvoltoio…
L’avvoltoio andò dal bosco
ed il bosco disse: “No
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Tra le foglie in mezzo ai rami
passan sol raggi di sole,
gli scoiattoli e le rane
non più i colpi del fucil”.
Dove vola l’avvoltoio…
L’avvoltoio andò dall’eco
e anche l’eco disse “No
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Sono canti che io porto
sono i tonfi delle zappe,
girotondi e ninnenanne,
non più il rombo del cannon”.
Dove vola l’avvoltoio…
L’avvoltoio andò ai tedeschi
e i tedeschi disse: “No
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Non vogliam mangiar più fango,
odio e piombo nelle guerre,
pane e case in terra altrui
non vogliamo più rubar”.
Dove vola l’avvoltoio…
L’avvoltoio andò alla madre
e la madre disse: “No
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
I miei figli li dò solo
a una bella fidanzata
che li porti nel suo letto
non li mando più a ammazzar”
Dove vola l’avvoltoio…
L’avvoltoio andò all’uranio
e l’uranio disse: “No,
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
La mia forza nucleare
farà andare sulla Luna,
non deflagrerà infuocata
distruggendo le città”.
Dove vola l’avvoltoio…
Ma chi delle guerre quel giorno
aveva il rimpianto
in un luogo deserto a complotto
si radunò
e vide nel cielo arrivare
girando quel branco
e scendere scendere finché
qualcuno gridò:
Dove vola l’avvoltoio?
avvoltoio vola via,
vola via dalla testa mia…
ma il rapace li sbranò.

Italo Calvino

Se verrà la guerra, Marcondiro'ndero
se verrà la guerra, Marcondiro'ndà
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
sul mare e sulla terra chi ci salverà?
Ci salverà il soldato che non la vorrà
ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà.
La guerra è già scoppiata, Marcondiro'ndero
la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà.
Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera
ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.
Buon Dio è già scappato, dove non si sa
buon Dio se n'è andato, chissà quando ritornerà.
L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
l'aeroplano vola, Marcondiro'ndà.
Se getterà la bomba, Marcondiro'ndero
se getterà la bomba chi ci salverà?
Ci salva l'aviatore che non lo farà
ci salva l'aviatore che la bomba non getterà.
La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero
la bomba è già caduta, chi la prenderà?
La prenderanno tutti, Marcondiro'ndera siam belli o siam brutti, Marcondiro'ndà
Siam grandi o siam piccini li distruggerà
siam furbi o siam cretini li fulminerà.
Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndera
ci sono troppe buche, chi le riempirà?
Non potremo più giocare al Marcondiro'ndera
non potremo più giocare al Marcondiro'ndà.
E voi a divertirvi andate un po' più in là
andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà.
La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera
la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?
Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori.
Di gente, bestie e fiori no, non ce n'è più
viventi siam rimasti noi e nulla più.
La terra è tutta nostra, Marcondiro'ndera
ne faremo una gran giostra, Marcondiro'ndà.
Abbiam tutta la terra Marcondiro'ndera
giocheremo a far la guerra, Marcondiro'ndà..

Fabrizio de André

Son morto con altri cento
Son morto ch’ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz c’era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d’inverno
E adesso sono nel vento
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento
A sorridere qui nel vento
Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
Ancora tuona il cannone
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il vento
Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poserà

Francesco Guccini

Perché mi uccidete?
Ma come! Non abitate dall'altra parte del fiume?
Amico mio, se voi abitaste da questa parte io sarei un assassino, e sarebbe ingiusto uccidervi in questo modo.
Ma dal momento che vivete dall'altra parte io sono un valoroso e ciò che faccio è giusto.

Blaise Pascal

La guerra che verrà
Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.

Bertolt Brecht

E’ una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d’argento: dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.
Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; è disteso nell’erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.
I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullalo tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno più fremere la sua narice;
dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco destro

Arthur Rimbaud

Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma son mille papaveri rossi
Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era d'inverno
E come gli altri verso l'inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il vento ti passi un po' addosso
Dei morti in battaglia ti porti la voce
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu no lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a passar la frontiera
In un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia, a crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all'inferno
Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi

Fabrizio de André

Io non lo so chi c'ha ragione e chi no
Se è una questione di etnia, di economia
Oppure solo pazzia: difficile saperlo
Quello che so è che non è fantasia
E che nessuno c'ha ragione e così sia
E pochi mesi ad un giro di boa
Per voi così moderno
C'era una volta la mia vita
C'era una volta la mia casa
C'era una volta e voglio che sia ancora
E voglio il nome di chi si impegna
A fare i conti con la propria vergogna
Dormite pure voi che avete ancora sogni, sogni, sogni
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più...
Eccomi qua, seguivo gli ordini che ricevevo
C'è stato un tempo in cui io credevo
Che arruolandomi in aviazione
Avrei girato il mondo
E fatto bene alla mia gente
(e) fatto qualcosa di importante
In fondo a me, a me piaceva volare...
C'era una volta un aeroplano
Un militare americano
C'era una volta il gioco di un bambino
E voglio i nomi di chi ha mentito
Di chi ha parlato di una guerra giusta
Io non le lancio più le vostre sante bombe
Bombe, bombe, bombe, BOMBE!
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più...
Io dico si dico si può
Sapere convivere è dura giù, lo so
Ma per questo il compromesso
È la strada del mio crescere
E dico si al dialogo
Perché la pace è l'unica vittoria
L'unico gesto in ogni senso
Che da un peso al nostro vivere
Vivere, vivere
Io dico si dico si può
Cercare pace è l'unica vittoria
L'unico gesto in ogni senso
Che darà forza al nostro vivere

Jovanotti

[La guerra]
Questo argomento mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile. L'eroismo comandato, gli stupidi corpo a corpo, il nefasto spirito nazionalista, come odio tutto questo! E quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole! Sarei piuttosto disposto a farmi tagliare a pezzi che partecipare a una azione così miserabile. Eppure, nonostante tutto, io stimo tanto l'umanità da essere persuaso che questo fantasma malefico sarebbe da lungo tempo scomparso se il buonsenso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto, per mezzo della scuola e della stampa, dagli speculatori del mondo politico e del mondo degli affari.

Albert Einstein

On. Pertini,
lei può fare davvero qualcosa per la causa della pace. Non dubito che questa parola susciti un’emozione in lei, come la parola antimilitarismo, che è lo stesso della parola socialismo. Lei ha detto di voler essere il presidente di tutti gli italiani. Ma d’italiani ce ne siamo di tutti i colori, cominciando da quella che è la distinzione fondamentale, tra fascisti e antifascisti. Io mi auguro che voglia essere il Presidente solo di questi ultimi; solo di quella parte di italiani, che poi sono la grande maggioranza, i quali si richiamano ai valori del socialismo, vale a dire della pace. Essi vogliono essere protetti, innanzitutto, da una politica demenziale che assicura una cosa sola: la fine del mondo. So quello che lei può obiettarmi, che questa politica demenziale è già cominciata e tanto vale attenersi ai suoi dettami. Ma se questi dettami sono suicidi? Noi intendiamo chiamare a raccolta tutti coloro che non si rassegnano a un così fallimentare esito politico: cominciando dall’antimilitarista e socialista on. Pertini

Carlo Cassola

Soldati! Non consegnatevi a questi bruti che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, quello che dovete pensare e sentire! Non vi consegnate a questa gente senz’anima, uomini-macchina, con una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore! Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in cuore l’amore per l’umanità! Non odiate! Sono quelli che non hanno l’amore per gli altri che lo fanno.

Charlie Chaplin